Lanterna
(o batteria Cipelli)
Progettisti: Lodewijk van Wittel (Luigi Vanvitelli), Carlo Marchionni
Anni di costruzione: 1784
Governo: Stato Pontificio
Posizione nella piazzaforte di prima classe: fronte di mare
Contesto storico... qui fu fatta l'Italia!!
La costruzione fu originalmente eretta nel 1784 dall'architetto romano Carlo Marchionni su un disegno di Luigi Vanvitelli, con duplice funzione civile e militare. Lo scopo era quello di indicare ai naviganti l'imboccatura del porto, ma divenne ben presto opera di difesa con la sua batteria che chiudeva verso nord il fronte di difesa marittima.
Nel 1849 era il più potente dei forti a mare. Infatti il suo basamento era stato trasformato in batteria su tre fronti e due ordini di fuoco, di cui l'inferiore casamattato ed il superiore in barbetta. Nell'assedio di quell'anno dette buona prova anche se duramente colpito.
Nel 1860 ben 12 cannoni armavano il forte, che insieme ai 6 posti nei pontoni dello sbarramento ed ai 3 del Lazzaretto, creavano una linea avanzata pressoché insormontabile. La Lanterna era difesa da Austriaci.
Il 28 settembre 1860 la Lanterna fu protagonista di un episodio che cambiò per sempre la storia della città e, ci permettiamo di dire, anche quella dell'intera nazione. Ancona era ancora occupata quell'anno dallo Stato Pontificio. L'esercito piemontese (altrimenti chiamato Sardo o Italiano) guidato da Enrico Cialdini aveva già vinto a Castelfidardo il 18 settembre dello stesso anno, ma alcuni irridicubili pontifici, tra cui il generale Lamoriciére, erano riusciti a scappare ad Ancona. Il deciso attacco della Marina Sarda aveva già inferto notevoli danni al settore portuale ed era caduto anche il comandante del forte ten. Weštminsthal, sostituito dal ten. Vertex. A questo punto per prendere definitivamente Ancona, la corazzata “Vittorio Emanuele” al comando dell'Albini, compì una manovra audacissima e senza precedenti. Puntando decisamente sulla catena di sbarramento, a 50 metri dal basamento della Lanterna virò di bordo e defilando di fronte alla batteria scaricò i suoi pezzi, contro ogni regola, in movimento colpendo in pieno le casematte della Lanterna attraverso le cannoniere. Pochi istanti dopo si verificava all'interno una fragorosa esplosione che provocò la morte di oltre 100 artiglieri e dello stesso ten. Vertex. La catena di sbarramento si staccava dal suo aggancio aprendo un varco di circa 50 metri che, permettendo il passaggio delle navi, metteva la città sotto tiro ed alla mercè delle forze di terra e di mare dell'Esercito Sardo l'intera Piazza. L'episodio segnò la definitiva capitolazione di Ancona a favore del nascendo Regno d'Italia. Il giorno dopo, il 29 settembre 1860, si firmò a Villa Favorita (alla Baraccola, oggi sede Istao) il definitivo passaggio di Ancona, delle Marche e dell'Umbria al Regno d'Italia, già presagito con la vittoria di Castelfidardo. Veniva quindi così meno quel cuscinetto che divideva il Sud conquistato da Garibaldi con il Nord conquistato da Vittorio Emanuele II. Il primo stralcio di Italia poteva dirsi fatto. L’audacia dell’azione dell’Albini consistette nel provare per la prima volta durante un assedio navale il tiro delle artiglierie con la nave in movimento. Fino ad allora, le operazioni di bombardamento avvenivano sempre con mezzo fermo. La cosa ebbe una così vasta eco che poco tempo giunsero in Ancona emissari della Marina Inglese per studiare “in loco” la tecnica usata dall’ammiraglio italiano.
I danni subiti furono così ingenti che nel 1862 fu decretata la demolizione della lanterna e, nell’ambito del potenziamento della difesa della Piazzaforte di Prima Classe, sul suo basamento fu ricavata una postazione d’artiglieria in barbetta.
Dopo alcuni anni di abbandono che seguirono il declassamento della Piazzaforte avvenuto nel 1866, all’inizio del XX secolo divenne sede di una munita batteria che prese il nome di Carlo Cipelli e rimase in funzione fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Durante il periodo tra le due guerre fu dismessa e sulla piattaforma fu costruito un edificio adibito a sanità marittima e così è ancora oggi.
Descrizione
La forma originale della Lanterna richiamava molto quella di Genova, ancora presente. Era caposaldo della catena di sbarramento del porto. Questo lungo cordone chiudeva fisicamente l'imboccatura del porto e si univa all'altra estremità al Lazzaretto. Nel mezzo, era sostenuta da pontoni. Dopo l'assedio del 1860, venne radicalmente ristrutturata nel 1862. Il basamento, di tracciato poligonale ma pressoché quadrato, in origine a due piani, venne sistemato abbandonando la parte superiore in barbetta. Vi era un magazzino per il munizionamento di 10 mq, un corpo di guardia e, nell'interno della batteria, oltre alle casematte armate ve ne sono altre per il ricovero di truppa. Oggi la Batteria Molo (ex Lanterna, ex Btr Cípellí) è ridotta al solo basamento utilizzato come magazzino dalla Marina Militare. Oggi, sopra al basamento sorge una recente costruzione, originariamente Stazione Sanitaria Marittima (sono ancora visibili le croci rosse nelle facciate), poi riadattata per ospitare Guardia Costiera e Vigili del Fuoco.
Come arrivare
La lanterna si trova all'estremità nord del porto. Non è possibile entrare al porto con la macchina, ma l'accesso è possibile a piedi. Da Piazza della Repubblica (la piazza con il Teatro delle Muse) scendere verso il porto e prendere a destra. Proseguire tutto l'arco portuale, oltrepassare l'Arco di Traiano e l'Arco Clementino. Si giunge infine al basamento della Lanterna.
Che cosa è possibile visitare
I soli ambienti esterni. Si vedono chiaramente le cannoniere orientate verso l'ingresso del porto. Per visitare il lato sud, proseguire la normale strada che vi ha condotto fino alla Lanterna. Per visitare il lato nord, circa 200 metri prima di giungere alla Lanterna, prendere una strada che ci apre sulla destra e che poi costeggerà la strada principale.
Armamento
- tre cannoni da 12 GRC Ret. con affusto da difesa
- due cannoni da 15 A diversi con affusto da difesa
Tutti su paiuoli da casamatta speciali, con il compito di battere l'imboccatura del porto estemamente.
Munizione
120 granate, 120 shrapnels e 10 colpi a mitraglia per pezzo.
Ricostruzione della lanterna, molto simile a quella ancora esistente a Genova.
Lo scoppio della Lanterna.
Il basamento della Lanterna come appare oggi
Il basamento della Lanterna, con sù costruita la recente Stazione Sanitaria Marittima (si notino le croci rosse), successivamente adibita a caserma di Vigili del Fuoco e Guardia Costiera.
Posizione del basamento nel porto.
Si notino le croci rosse ancora presenti. Oggi l'edificio è adibito a caserma per Guardia Costiera e Vigili del Fuoco
Si notino le croci rosse ancora presenti. Oggi l'edificio è adibito a caserma per Guardia Costiera e Vigili del Fuoco
Si notino le croci rosse ancora presenti. Oggi l'edificio è adibito a caserma per Guardia Costiera e Vigili del Fuoco
Il tetto del basamento della Lanterna, prima della costruzione dell'edificio di Sanità Marittima, fu usato come batteria ("batteria Cipelli") nel corso della Prima Guerra Mondiale